Sacred/Ground/Underground

Il nuovo progetto DMAV è un atto d’amore verso il mondo variegato delle culture underground.

Il contatto con le radici, la sensazione del peso dei nostri passi sulla nuda terra ma anche la libertà assoluta e rischiosa nel seguire le nostre inclinazioni, alla ricerca di un sacro che è radicato in questo mondo. Ed è la natura dell’underground, in questi tempi di accelerazioni e confini che saltano, quella di accompagnare la moltiplicazione dei suoni e dei segni come se fosse una possibilità sempre da attualizzare. Provocare il sacro nell’alternativa e nella resistenza estetica è anche un modo per ritrovare la polarità essenziale che sta alla base del rapporto tra le civiltà e il fondo che le sorregge.

Come un tempio sotterraneo – dedicato a qualche divinità ctonia, altra, scomoda – essere underground vuol dire in primo luogo proporsi come abitanti di uno spazio che è sempre in costruzione e che, in modo a volte deviato e indiretto, accompagna e fa risuonare voci e suoni che, con ostinazione, chiedono di non essere riassorbiti nei discorsi dominanti.Lo spazio underground è sempre un’iniziazione, una deviazione, un viaggio. Entrare in questo tipo di viaggio significa, a volte, perdere completamente la rotta, usando la bussola lisergica della poesia e godersi le deviazioni e gli smarrimenti. Le culture underground, affrancate dal condizionamento di un Sistema, sono da sempre espressioni viscerali e libere, lontane da un gusto massificato e indotto e proprio per questo infinitamente autentiche.

Il collettivo DMAV ha tra le sue fonti sotterranee di ispirazione proprio il rapporto con quella straordinaria pulsione tribale e sociale che ha caratterizzato gli anni 80 e 90 del novecento. Pensiamo ad esempio all’esperienza dello Straight Edge americano e al progetto guidato dagli artisti della Dischord records, a partire dall’esperienza dei Fugazi. Ma le piste sono molte, e incrociano traiettorie di vita diverse. Dalla grande esperienza dell’hardcore punk italiano, alle culture dark/gotiche, al metal, all’hip hop politico.

Scene che trovavano nell’ autoproduzione, nell’intensità e nella responsabilità di comportamenti assunti in prima persona, la loro ragione di essere e di mutare. Lo scambio continuo con questo tessuto culturale e creativo è uno dei terreni, dei ground, appunto, su cui si sono appoggiati i primi dieci anni del collettivo. E per questo è stato per noi naturale creare una nuova installazione di neon art dedicata a questo rapporto di fondazione e di nomadismo, segnando lo spazio con il mantra di luce di sacred/ground/underground. Il neon piegato a mano dagli artigiani (e partner storici) di Neon Arco e ideato da DMAV crea una pulsazione di luce rossa e sanguigna in cui le parole si alternano creando un messaggio sottile di luce e vetro che si inserisce con forza nel paesaggio.

L’opera verrà installata e presentata per la prima volta nel contesto di ricerca di Paratissima e in sintonia con la visione curatoriale di olga gambari. L’installazione verrà realizzata nello spazio delle ex artiglierie e andrà ad allungare la serie delle Neon Stories, luci d’artista realizzate da Dmav su temi di impatto sociale che vengono portate nello spazio pubblico. Di questa serie fanno ad esempio parte i progetti Doublin’, installato nella città vecchia di Trieste, o Innumera, posizionato in una delle vie centrali di Aquileia. In questo tipo di progetti il dispositivo luminoso funziona come processo magico di narrazione che fa riemergere memorie, storie e vissuti delle comunità.

Informazioni Utili: 

Titolo Sacred/Ground/Underground

Ideata da DMAV_Dalla maschera al volto

Partner del progetto START Cultura, Paratissima, Neon Arco, PF Group.